Agenzia letteraria Pastrengo: scoprire i talenti, dare voce agli autori

Il ruolo delle agenzie letterarie in Italia è poco conosciuto al grande pubblico, ma rappresenta, nel suo insieme, un elemento fondamentale e irrinunciabile nella filiera editoriale. Per questo, nella nostra inchiesta sui mestieri del libro, abbiamo deciso di interpellare anche alcuni rappresentanti di questo settore, a cominciare dall’Agenzia Pastrengo che opera a Milano, diretta da Francesco Sparacino e Michele Turazzi.

Partiamo da una definizione che può essere utile ai non addetti ai lavori. Che cosa fa un’agenzia letteraria e come si inserisce nella filiera editoriale?

L’agenzia letteraria svolge un ruolo di intermediazione tra l’autore e la casa editrice: si occupa di cercare l’editore giusto per un manoscritto e, una volta trovato, di negoziare il contratto per conto dell’autore e di tutelarne i diritti, a partire da quelli economici (ma non soltanto). Dopodiché si dedica, eventualmente, ai diritti secondari: traduzioni, trasposizioni cinematografiche e televisive ecc. Oltre a questo, però, l’agente è in generale il primo referente dell’autore: lo segue durante la fase di scrittura, lo consiglia, lo sostiene e lo accompagna nel suo percorso professionale.

Come avviene lo scouting di nuovi autori e in che modo i media sociali hanno influenzato il vostro lavoro (se lo hanno influenzato)?

Lo scouting è una parte fondamentale del nostro lavoro, oltre a essere una delle più appassionanti. Sono molti i canali in cui è possibile trovare nuove voci: riviste e fanzine, libri usciti per piccoli editori, piattaforme di self-publishing, scuole di scrittura. Sicuramente anche i social network sono un bacino da scandagliare: quando gli aspiranti scrittori li usano in modo intelligente, possono essere uno strumento importante per l’agente alla ricerca di novità. E poi, ovviamente, ci sono gli invii spontanei alla nostra casella email, che vagliamo sempre con attenzione.

Anche le agenzie letterarie come gli editori hanno degli “orientamenti”? Cioè sono orientate a dei generi, alle domande del mercato o a criteri di diversi tipo?

Sicuramente sì, anche se la questione della linea editoriale per un’agenzia è meno importante rispetto a quanto accade per un editore. Questo perché l’agenzia è un intermediario, quindi può permettersi di avere rapporti con editori anche molto diversi tra loro e di conseguenza con autori che hanno poco a che fare l’uno con l’altro. Poi, ovviamente, ogni professionista ha le proprie specificità, e queste si traducono in una diversa sensibilità editoriale e, in ultima analisi, in una linea peculiare.

“Il Mestiere di Scrivere” si occupa da 10 anni di scrittura creativa e dei modi per imparare la tecnica di base. Secondo voi si può insegnare il mestiere di scrivere? Le scuole di scrittura dal vostro punto di vista sono una risorsa per gli editori e una opportunità in più per reclutare nuovi autori, oppure rischiano di creare un esercito di “scriventi” non destinati al mondo editoriale?

È difficile rispondere in maniera univoca. Di sicuro, guardiamo con interesse alle scuole di scrittura. Partecipiamo a vari pitch e seguiamo il percorso letterario di alcuni studenti ed ex studenti. In generale, crediamo esistano cose che si possono insegnare e cose che non si possono insegnare. Tra queste ultime, rientrano probabilmente la voce autoriale e la storia, due caratteristiche fondamentali senza le quali non può nascere un buon romanzo. Poi, però, ci sono anche tutta una serie di abilità “artigianali” che invece è utile affinare e che è più semplice e veloce apprendere all’interno di un corso gestito da un professionista, purché qualificato: struttura, ritmo della narrazione, selezione del materiale ecc. Insomma, il rischio di creare un esercito di “scriventi” c’è, ma c’è anche la possibilità di “sgrezzare” qualche diamante che, senza una scuola, forse avrebbe rinunciato alla scrittura prima di arrivare alla necessaria maturità per pubblicare.

http://www.pastrengolit.com/agenzia-letteraria/

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