Las Vegas Edizioni: una diversa prospettiva sul mondo

Nel nostro viaggio nel mondo dell’editoria italiana ci spostiamo a Torino per raccontare la proposta culturale di Las Vegas Edizioni, una casa editrice indipendente e con le idee molto chiare attraverso le parole di Andrea Malabaila, scrittore e fondatore della casa editrice.

Partiamo dalla fine. Qual è il vostro ultimo libro in uscita? In che modo rappresenta la vostra linea editoriale?

L’ultimo romanzo pubblicato è “Come belve feroci” di Giuse Alemanno. Rappresenta la nostra linea editoriale perché è una storia che permette al lettore di vedere il mondo da una prospettiva diversa, in questo caso “ribaltata”: quella di due cugini assetati di vendetta e pronti a tutti pur di raggiungere i loro propositi. È un romanzo che allo stesso tempo attrae e disturba, ma che di sicuro non può lasciare indifferenti. Ed è scritto con uno stile personalissimo: l’abbiamo definito un film di Tarantino così come l’avrebbe raccontato Verga.

Raccontateci la vostra storia. Come siete diventate editori? E di quali libri siete particolarmente orgogliosi?

Io, Andrea Malabaila, sono prima di tutto uno che scrive. Dopo aver pubblicato un paio di romanzi, nel 2007 ho deciso di aprire una casa editrice che desse spazio a voci nuove o non ancora affermate. Volevo che avesse un nome che non allontanasse, ma che avvicinasse anche i non lettori: da qui Las Vegas. Poi è arrivata Carlotta Borasio e ci siamo assestati. Siamo orgogliosi di tutti i nostri libri, ovviamente, ma il nostro successo più grande è stato “I romagnoli ammazzano il mercoledì” di Davide Bacchilega.

In che modo descrivereste l’attuale situazione dei piccoli e medi editori. C’è uno scenario che descrive la piccola editoria come la vera artefice della scena letteraria italiana. C’è del vero?

In parte è vero, ma c’è delusione (almeno da parte nostra) nel constatare che il lavoro di scouting degli editori indipendenti spesso non viene riconosciuto in nessuna maniera. Né dal punto di vista economico né da quello della pura gloria: tante volte capita che arriva il grande editore, si porta via l’autore scoperto dal piccolo e gli dà una nuova “verginità” facendolo passare per esordiente assoluto o comunque senza segnalare le precedenti pubblicazioni, quasi fossero una macchia. Da anni sostengo che i grandi editori dovrebbero avvalersi del nostro lavoro in maniera strutturata e costante, prendendoci sotto la loro ala. Noi potremmo essere delle società satellite, come accade nello sport: scopriamo nuovi autori, li facciamo crescere e poi, una volta pronti, li lasciamo ai grandi editori. Ci guadagnerebbero loro (che si troverebbero autori formati) e ci guadagneremmo noi (che potremmo sopravvivere più facilmente).

“Il Mestiere di Scrivere” si occupa da 10 anni di scrittura creativa e dei modi per imparare la tecnica di base. Secondo voi si può insegnare il mestiere di scrivere? Le scuole di scrittura dal vostro punto di vista sono una risorsa per gli editori e una opportunità in più per reclutare nuovi autori, oppure rischiano di creare un esercito di “scriventi” non destinati al mondo editoriale?

Sono anche insegnante di scrittura creativa alla Scuola Internazionale di Comics di Torino, quindi ovviamente sono favorevole ai corsi di scrittura. Poi dipende sempre dall’obiettivo degli insegnanti: noi non vogliamo creare cloni, ma tirare fuori il potenziale degli studenti, mettendo a fuoco il loro punto di vista. Leggendo tantissimi manoscritti mi rendo conto che alla maggior parte degli aspiranti scrittori mancano le basi: dovrebbero leggere molto di più e con molta più attenzione, ma anche un buon corso potrebbe cambiare il loro approccio. Prima di tutto perché nei corsi ci si confronta con altre persone e ci si rende conto che la scrittura, pur essendo un’attività solitaria, deve sempre tener conto che dall’altra parte ci sono dei lettori.

Sito internet: https://www.lasvegasedizioni.com/

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