«Mi piace pasticciare con i miei racconti. Preferisco armeggiare attorno a un racconto dopo averlo scritto e poi armeggiarci di nuovo in seguito, cambiando una cosa qui e una cosa lì, piuttosto che scriverlo la prima volta.
La stesura iniziale mi sembra la parte difficile da superare per poi andare avanti e divertirmi con il racconto. La revisione per me non è un obbligo sgradito – anzi, è una cosa che mi piace fare. Forse sono per natura più riflessivo e attento che spontaneo, e qui sta forse il motivo di questa predilezione. Ma magari no, non c’è alcun legame tra le due cose tranne quello che vi immagino io.

So solo che rivedere e correggere l’opera dopo averla scritta è una cosa che mi viene naturale e in cui provo un grande piacere. Può darsi che io corregga perché così facendo mi avvicino pian piano al cuore dell’argomento del racconto. Sento di dover continuamente tentare di scoprirlo. È un processo, non una posizione stabile.

Un tempo pensavo che arrancare a fatica in questo modo fosse un difetto della mia personalità. Adesso non la penso più così. Frank O’Connor diceva che anche lui rivedeva e correggeva sempre i suoi racconti (e questo, si badi bene, dopo averli fatti passare per venti o trenta riscritture) e che un giorno o l’altro gli sarebbe piaciuto pubblicare un libro riveduto e corretto delle sue revisioni […]».
Da “On Rewriting”.
Unità didattica: Scrivere un racconto (Corsi di scrittura creativa)
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