«Non c’è frase di Madame Bovary che, esaminata, non desti meraviglia, ma ce n’è una particolare davanti alla quale mi arresto ammirata. Flaubert ci ha appena mostrato Emma al piano con Charles che la guarda.
Dice: “Batteva sui tasti con disinvoltura, percorrendo senza posa la tastiera da un’estremità all’altra. Così scosso, il vecchio strumento, con le corde che vibravano, si faceva sentire fino in fondo al paese quando la finestra era aperta, e spesso lo scrivano del balivo, passando per la via principale, a capo scoperto e in pantofole di pezza, si fermava in ascolto, il foglio di carta tra le mani”.
Gustave Flaubert in una caricatura di fine Ottocento
Più si guarda una frase come questa e più c’è da imparare. A un estremo siamo con Emma e questo tangibilissimo strumento “con le corde che vibravano”, e all’altro siamo in fondo al paese con questo concretissimo scrivano in pantofole di pezza. Considerando quanto accade a Emma nel resto del romanzo, potremmo pensare non faccia alcuna differenza che lo strumento abbia corde vibranti o lo scrivano sia in pantofole di pezza e abbia un foglio di carta tra le mani, ma Flaubert doveva creare un paese credibile nel quale collocare Emma.
Non va mai dimenticato che cura immediata dello scrittore di narrativa non sono tanto idee grandiose ed emozioni tumultuose, quanto infilare pantofole di pezza agli scrivani».
Flannery O’Connor, “The Nature and Aim of fiction”
Da “Lo stile: elementi di tensione e ritmo” (Il Mestiere di Scrivere: corsi di scrittura creativa)
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