Scrivere è come rasentare il fuoco, e non esiste formula per non bruciarsi. La scrittura non è un atto neutro, perché il risultato, quando si scrive, non è mai rimanere se stessi, ma accettare la scelta di ogni singolo giorno e di raccontare tutta intera la vita, tutta la bellezza, tutto il dolore fuori e dentro la pagina.
Significa rompere il silenzio e mettersi a parlare, creare un luogo di trasformazione che fa di voi stessi un mondo verso cui puntare il senso della vita. Scrivere è un’alleanza con le cose che non possono parlare, che aspettano sotto l’ombra di essere chiamate ed evocate, prima che il fuoco della vita se le prenda e le ammutolisca. Siamo invitati a rasentare quel fuoco, a mostrare come bruciano i ricordi e in quante fiamme di vita fanno l’amore gli uomini.
Ogni linfa di fuoco è una nuova opportunità per ampliare il senso del mondo, ogni parola che sgorga da voi serve per definire una nuova direzione e far prendere una nuova strada al fuoco. Compito di uno scrittore è raccontare le fiamme, in nome di che cosa bruciano, verso cosa si protendono e da che cosa sono state generate.
Per fare questo bisogna guardare il fuoco negli occhi, per poterlo raccontare, per capire e per capirsi.
Perché un mondo fatto di parole può schivare il fuoco, perché un mondo fatto di parole può essere più duro della pietra.