Patricia Highsmith: la prima pagina

La prima pagina è importante, perché o spinge il lettore a infilarsi nella storia oppure gli fa chiudere e riporre il libro. Uno scrittore che conosco mi diceva che non gli dispiace dedicare alla prima pagina anche dieci giorni. Io perderei la vista se ci stessi sopra 10 giorni, ma ho provato a farne tre versioni in un solo giorno, e se non ne sono ancora soddisfatta passo alla pagina due con l’intento di ridare un’occhiata alla prima l’indomani. Niente vale uno sguardo a mente fresca.

La scrittrice e giallista americana Patricia Highsmith

Alcuni scrittori, convinti che al lettore non piace affaticarsi gli occhi o il cervello su un paragrafo di trenta righe, preferiscono un primo paragrafo breve, diciamo tra una e sei righe. C’è del vero in questo. Per fare un esempio, Thomas Mann può scrivere all’inizio di Morte a Venezia un paragrafo lunghissimo e consistente, ma non tutti sanno scrivere una prosa intellettualmente seducente come la sua. Io preferisco una prima frase in cui c’è qualcosa in movimento, piuttosto che una frase del tipo “Il chiaro di luna si spandeva calmo e liquido sulla spiaggia pallida”.

Patricia Highsmith in un ritratto giovanile

Una nota sui primi capitoli in genere: è buona norma fornire nel primo capitolo delle linee d’azione. Può darsi che non accada niente nel primo capitolo; può darsi che la storia sia di quel tipo. Magari volete tratteggiare l’ambiente, indicare la forma e la struttura del rapporto tra due o più personaggi, introdurre determinati personaggi – e niente di più. Quando dico linee d’azione intendo di azione potenziale, come: il desiderio di un personaggio di fare un viaggio, di un altro di abbandonare un certo ambiente e della sua capacità di farlo; il desiderio per qualcosa che ancora non le o gli appartiene; oppure il menzionare un potenziale pericolo.

Una linea d’azione si può creare dunque con la semplice descrizione dei rapporti tra i personaggi, purché i rapporti stessi siano dinamici. Posso immaginare anche una linea d’azione pacata: una bella ragazza si prende devotamente cura del nonno, costretto su una sedie a rotelle, e per causa sua finisce col sottrarsi al mondo. Una cosa così però non può durare in eterno – non nel libro che state scrivendo! Nel libro lei deve poter uscire dal mondo della sedia a rotelle, per un po’, per poi ritornarci alla fine – ma se è un libro di suspense molto probabilmente ne rimarrà fuori. Dovrebbe esserci azione, o la promessa dell’azione, nel primo capitolo di un libro di suspense. C’è azione o la promessa dell’azione in tutti i buoni romanzi, ma nei libri di suspense l’azione tende a essere più violenta. Questa è l’unica differenza”.

Da “Plotting and Writing Suspense Fiction”, 1966.

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