“Un altro segnale del talento del giovane scrittore è l’adeguata precisione e originalità del suo ‘occhio’. Il buon scrittore vede le cose in modo netto, vivido, preciso e selettivo (vale a dire che sceglie ciò che è importante) non necessariamente perché la sua capacità di osservazione sia per natura più acuta di quella delle altre persone (benché con la pratica diventi tale), ma perché si preoccupa di vedere le cose in modo chiaro e di metterle per iscritto in maniera convincente. La sua preoccupazione è in parte dovuta al fatto di sapere che una visione trascurata può indebolire il suo progetto”.
John Gardner, Il mestiere dello scrittore
Questa riflessione di John Gardner, scrittore e autore di testi ormai classici sulla scrittura creativa, evidenzia una delle maggiori qualità di uno scrittore: saper vedere e saper scegliere cosa vedere.
Scrivere è principalmente mostrare, mettere sotto il nostro sguardo ambienti, comportamenti e personaggi piuttosto che altri, ‘pezzi’ di realtà che altrimenti sarebbero stati ignorati o storie che nessuno avrebbe più raccontato.
La citazione di Gardner me ne fa venire in mente un’altra, decisamente più nota, quella di Italo Calvino tratta da Le città invisibili: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.

Scrivere, forse, è un po’ anche questo, scegliere in mezzo all’inferno qualcosa che meriti di essere raccontato, farlo durare e dargli spazio con tutta l’attenzione dei nostri occhi.
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