Da dove nascono le storie

Ogni essere umano ha un suo patrimonio di esperienza di vita e di immaginazione, una ricchezza di storie che non chiede altro che essere sprigionata e portata alla luce.

Scrivere significa ampliare queste potenzialità, allenare il vostro sguardo ad osservare il movimento della vita. “Le cose che accadono”, come diceva Virginia Woolf.

Le grandi storie ci emozionano e ci appassionano perché parlano di noi, dei nostri drammi, dei nostri conflitti. Siamo noi Raskolnikov e Madame Bovary, Shylock e il giovane Holden.

Come scrittori il vostro compito principale è restare attaccati alla vita, alla realtà quotidiana, che non è mai misera, ai nostri desideri, alle nostre paure.

Le storie nascono da questo costante esercizio di osservazione che non deve venire mai meno: lo scrittore è un uomo che si preoccupa degli altri uomini, del suo tempo e del suo destino, delle ingiustizie che patisce e delle gioie che prova.

Ogni storia che ci è stata raccontata, in un fiato da nostra madre che ci ha parlato dei suoi ricordi della guerra, o di un amico prima di partire per un viaggio, è uno spunto per una narrazione.

L’unico modo che esiste per scrivere e raccontare una storia è alzarsi e cominciare a farlo.

11 risposte a "Da dove nascono le storie"

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  1. Caspita, detta così sembra estremamente facile! Sarò l’unica cui è capitato che quando va a provare a scrivere una di quelle belle storie che qualcuno ti racconta, lì sulla carta o se vogliamo lì sullo schermo, diventano grige, sciatte, prive di interesse.
    Bisogna insistere o demordere?
    Stella.

  2. Cara Stella,
    devi insistere assolutamente se senti di voler far vivere le tue idee e il dovere irrinunciabile di raccontarle.

    Se le parole sono sciatte vorrà dire che dovrai trovare altre parole, se una volta messa sulla carta pensi che la tua storia sia priva di interesse, dovrai rimettere mano al tuo taccuino e riorganizzare le tue idee.

    Scrivere è appunto (anche) un mestiere, nel senso che necessita di lavoro e metodo. Ma è da questa meticolosa disciplina che talvolta potrà nascere una ‘gemma’ nella quale potrai riconoscere la più profonda motivazione che ti ha spinto a raccontare quella storia.

  3. Spesso mi è capitato che le storie che ho provato a scrivere perdano colore e sapore mentre le scrivo. Allora le ho abbandonate per un po’. Alcune le ho riscritte da un altro punto di vista. Ma la sensazione di aver perso nelle prime tre cartelle la spinta iniziale, l’urgenza di scrivere, anche il motivo per cui avevo pensato di scrivere quella storia, di parlare di quel personaggio, questa sensazione difficilmente mi lascia completamente. Credo che non sia capitato solo a me, solo che mi capita spesso per questo mi chiedo se per caso non sia un messaggio “subliminare” per farmi desistere. Forse ho solo bisogno di sentirmi dire che posso non mollare.
    Scusa se l’ho messa così sul personale.
    Stella

  4. Ciao Stella,
    come dicevi è un problema che riguarda molte persone che si cimentano con la scrittura.

    Il tema della fiducia nella qualità del proprio lavoro è ricorrente anche nel corso delle lezioni con i miei allievi.

    La scrittura è anche un processo di consapevolezza che richiede molta pazienza e molto lavoro duro. Mai abbattersi al primo tentativo. Scrivere è riscrivere, questo riguarda i grandi scrittori e tutti noi.

    Soltanto un lavoro costante sui tuoi testi potrà portarti a un grado di soddifazione superiore, e a poter cogliere i primi segnali di un miglioramento.

    Poi tutto è legato alla proprio natura: Kafka era perennemente insoddisfatto dei suoi testi, Balzac rivedeva febbrilmente le sue bozze anche di notte e Simenon ha sempre scritto come un treno, avendo una piena fiducia nei propri mezzi.

    Ciò che conta è sempre e soltanto la motivazione. La famosa domanda di Rilke: “Potresti vivere senza scrivere?”

    Ciao
    Francesco

  5. Condivido appieno il senso del post. Penso che scrivere per se stessi sia il primo passo per interessare gli altri. Emozionarsi per emozionare. Molto spesso ci si parla addosso, si tenta la coreografia ad effetto, mentre si può incantare anche facendo roteare tre palline colorate nell’aria. Certo poi tra il dire e il fare…

  6. Ho una notevole resistenza a calarmi nel mondo del web. Purtroppo credo che sia inevitabile evitarlo visto che è entrato nel nostro quotidiano. A proposito di facebook per esempio …
    Ecco, una delle poche cose interessanti che grazie a facebook ho saputo esistesse è questo “Mestiere di scrivere”.
    Non so’ come ci sono arrivato, mi muovo in questo mondo con difficolta’.
    Non ho le capacita’ e nè l ambizione di riuscire a scrivere, ma mi piace da impazzire leggere alcune cose, tipo il tuo ” Da dove nascono le storie”.
    Quando leggo alcuni pensieri, certe riflessioni .. entro in contatto con la mia vera identita’ e accade quasi un processo di simbiosi.
    Parafrando un celebre cantante, ogni giorno sono assente di me…e invece in questi momenti mi approprio di me stesso.

  7. Caro Bruno,
    credo che alla base del processo di scrittura e di lettura, ci sia questo processo di riappropriazione al quale tu ti riferisci.

    Il fenomeno di empatia che nasce tra scrittore e lettore scava dentro noi stessi in profondità, fino a giungere a un reciproco completamento.

    Come se ci fosse un patto segreto che entra nel senso profondo delle cose che accadono o che sarebbero potute accaderci.

    Io credo che questa sia una fonte alla quale valga la pena ancora di attingere, sia come lettori che come scrittori.

    Ciao

  8. Basta cominciare a pigiare sui tasti per scrivere.
    Poi lasciare il tutto a decantare per qualche settimana o mese.
    Se a rileggerlo vi sembra una sciocchezza, forse lo è davvero. Se invece dite: “accidenti, che bello, ma l’ho scritto proprio io?” allora vale la pena di rimetterci le mani, senza mai dimenticare che il tasto più importante in questa fase è CANC

    ciao

    Francesco

  9. scrivo dall’età di dieci anni…la mia prima poesia, poi diari,solo qualche breve racconto..scrivo di me,la mia vita,ciò che provo..e da qualche anno sempre l’idea fissa di raccogliere tanto materiale in un libro,un llibro molto autobiografico:il titolo è già lì!..poi…da quando ho cercato di dare un volto e iniziare a lavorare su questo materiale..blocco totale…come far scorrere dolcemente un dito su morbido velluto e di colpo trovare un duro legno…timori:tanti…paura di aver costruito un sogno ad occhi aperti…destinato a scomparire nel vento…l’altalena degli stati d’animo che rendono difficile concentrarsi…come venirne fuori?

    1. Cara Enrica,
      la tua emotività è probabilmente un tesoro da custodire, anche quando suscita in te sentimenti contrastanti riguardo al tuo lavoro e alla tua scrittura.

      Mettere al mondo qualcosa crea spesso paure e inquietudine. Ma se è gioia ciò che provi quando metti su carta i tuoi pensieri e le tue emozioni, allora hai il dovere di andare fino in fondo al “tuo sogno ad occhi aperti”, devi assumerti la responsabilità di scalfire quel legno, di scoprire il modo per farlo.

      La creazione artistica è un atto di estrema solitudine che ci mette a confronto con i nostri fantasmi e le nostre inquietudini. Ma il compito di un artista e di uno scrittore non è forse proprio parlare di questo?

      Ciao
      Francesco

  10. Penso che sia facile capire se na cosa scritta da noi è bella o fa schifo.
    Anzi credo che ognuno di noi lo sappia già.
    Secondo me la cosa più importante, se si intende scrivere storie, è che non siano noiose. Quindi niente preamboli che non finiscono mai, no alle riflessioni che non c’entrano niente e no allo scriversi addosso.
    Se uno vuole fare un diario personale può scriverci quello che vuole, ma se si tratta di testi destinati ad essere letti da altri, la prima cosa è chiedersi “ma se il lettore fossi io, la leggerei questa roba?”
    Su, siamo sinceri.
    E comunque un altro metodo, non alternativo è quello di lasciare le cose da parte fino a dimenticarsele. Al momento di rileggere ve ne accorgerete subito se valgono la carta sulla quale sono stampate.
    Ciao
    Francesco

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