Fare libri è un atto d’amore. Scrittori, editori, redattori, librai, agenti, bibliotecari, sono tanti i mestieri del libro e di chi quotidianamente dedica tutto sé stesso a questa impresa con speranza e dedizione. Per questo abbiamo deciso di dare “voce” e consultare i professionisti che ruotano intorno al mondo editoriale, a partire da questa intervista a Paola Vagnozzi di “Galaad Edizioni”, la prima di una lunga serie.
Partiamo dalla fine. Qual è il vostro ultimo libro? In che modo rappresenta la vostra linea editoriale?
Lo scorso dicembre è uscito Tempo grande di Gianluigi Piccioli, un romanzo originariamente pubblicato da Rusconi nel 1984. La nuova edizione è curata dal giornalista e critico letterario Simone Gambacorta, che per diversi anni ha frequentato l’autore, residente a Roma ma di origini abruzzesi. Tempo grande, nelle parole dello stesso Piccioli, è un romanzo sull’esplosione del potere totalizzante della televisione, capace di condizionare i pensieri, gli affetti, i sentimenti, le visioni del mondo. Ma c’è di più: il finale del libro si svolge in Africa, nel cratere di Ngorongoro, dove si accende una vera e propria sfida tra tecnologia e natura. Ed è questo l’aspetto del libro che si riconnette più direttamente alla nostra linea editoriale. Non per niente il nome della nostra casa editrice richiama il Balsamo di Galaad, un albero citato nell’Antico Testamento per le sue proprietà curative.
Raccontateci la vostra storia. Come siete diventate editori? E di quali libri siete particolarmente orgogliosi?
La Galaad Edizioni nasce nel settembre 2006, al culmine di un percorso iniziato qualche anno prima, quando ho incontrato Paolo Ruggieri, che ancora oggi è l’altra metà della casa editrice. Avevo appena ottenuto l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato e lavoravo in uno studio legale, mentre Paolo cercava di mettere a frutto i suoi studi economici. Tra un discorso e l’altro abbiamo cominciato a lasciarci tentare dall’idea che trasformare la nostra passione per i libri in un lavoro remunerativo poteva essere difficile ma non impossibile. Dopo aver approfondito la conoscenza di ogni aspetto dell’attività editoriale, contattato tipografie, studi grafici e piccole agenzie di distribuzione, chiesto consigli e suggerimenti a stimati professionisti del settore – alcuni dei quali sono poi diventati nostri collaboratori – abbiamo elaborato un progetto in linea con i nostri interessi, i nostri gusti, le nostre predilezioni letterarie e ci siamo buttati nella mischia, consapevoli che un’impresa del genere avrebbe richiesto dedizione, audacia, spirito di sacrificio e un pizzico di incoscienza. Oggi, dopo quasi tredici anni di attività e centocinquanta titoli in catalogo, il bilancio è più che positivo. Ci chiedi di quale libro siamo particolarmente orgogliosi. Non possiamo rispondere a questa domanda. Siamo orgogliosi di ogni singolo libro che abbiamo pubblicato, perché ogni volta abbiamo cercato di impegnarci a fondo e dare il massimo.
In che modo descrivereste l’attuale situazione dei piccoli e medi editori? C’è uno scenario che descrive la piccola editoria come la vera artefice della scena letteraria italiana. C’è del vero?
Ci sono piccoli editori che danno alle stampe libri scadenti e grandi editori che pubblicano opere pregevoli. La piccola editoria è una realtà troppo vasta e disomogenea per essere ricompresa in un discorso unitario. Il piccolo editore si appoggia su una struttura aziendale snella, con pochi collaboratori fissi, che gli permette di puntare su basse tirature mantenendo comunque un margine di guadagno, quindi – almeno in teoria – può osare di più nelle scelte editoriali, sperimentare, investire risorse su libri di qualità, scartati o dimenticati dalle case editrici più grandi perché ritenuti, a torto o a ragione, poco commerciali. Naturalmente questo margine di manovra è ampio ma non infinito: la Galaad Edizioni è una casa editrice non a pagamento, e ciò implica la necessità assoluta di far quadrare i conti.
“Il Mestiere di Scrivere” si occupa da dieci anni di scrittura creativa e dei modi per imparare la tecnica di base. Secondo voi si può insegnare il mestiere di scrivere? Le scuole di scrittura dal vostro punto di vista sono una risorsa per gli editori e una opportunità in più per reclutare nuovi autori, oppure rischiano di creare un esercito di “scriventi” non destinati al mondo editoriale?
A mio avviso, le scuole di scrittura possono essere utili solo se aiutano l’aspirante scrittore a trovare la propria voce, a crearsi un linguaggio, uno stile personale, e se gli fanno capire sin dall’inizio che per riuscirci dovrà impegnarsi a fondo e mettere in gioco tutto se stesso, accettando anche il rischio di entrare in crisi, perché scrivere è un’esperienza, e come tutte le esperienze può cambiarti profondamente.
La Galaad Edizioni nasce nel settembre 2006.
Il simbolo della casa editrice è il fiore del Balsamo di Galaad, un albero citato nel Vecchio Testamento per le sue proprietà medicamentose. Ci ricorda che il piacere della lettura lascia, a volte, qualcosa di più duraturo: il sapore di una libertà riconquistata, il ricomporsi di una lacerazione, la guarigione di una ferita interiore. Può bastare una frase per guardare il mondo con occhi più consapevoli, un’unica frase destinata a imprimersi nella memoria per sempre. Ed è questo l’invito che i nostri libri rivolgono ai loro lettori, un invito che è al contempo una sfida. Perché un libro è come un compagno di viaggio, anzi, il compagno ideale nel più appassionante dei viaggi, quello che può condurci alla scoperta di noi stessi e della nostra natura più intima.
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