Irène Némirovsky: appunti per un romanzo

«Quasi senza saperlo, per una specie di grazia infusa, Irène Némirovsky possedeva i doni del grande romanziere, come se Tolstoj, Dostoevskij, Balzac, Flaubert, Turgenev le fossero accanto e le guidassero la mano mentre lei scriveva sui suoi quaderni».

Pietro Citati

Pubblichiamo alcuni estratti dagli appunti di Irène Némirovsky per il suo romanzo più complesso: “Suite francese” pubblicato in Italia dalla casa editrice Adelphi.

“Adagio: Bisognerebbe trovare tutti questi termini musicali (presto, prestissimo, adagio, andante, con amore, ecc.). Musica: Adagio dell’op.106, l’immenso poema della solitudine – la XX variazione sul tema di Diabelli, questa sfinge dal cupo cipiglio che contempla l’abisso – il Benedictus della “Missa Solemnis” e le ultime scene del “Parsifal”.

2 giugno 1942. Cominciare a preoccuparmi della forma che avrà questo romanzo una volta terminato! Considerare che non ho ancora finito la 2° parte, che ho in mente la 3° ma che la 4° e la 5° sono ancora nel limbo, e che limbo!.
La forma dunque…ma dovrei dire piuttosto il ritmo: il ritmo in senso cinematografico…collegamenti delle parti fra loro. Tempete, Dolce, dolcezza e tragedia. Captivité? Qualcosa di smorzato, di soffocato, il più possibile cattivo. Dopo non so. L’importante – i rapporti tra le diverse parti dell’opera. Se conoscessi meglio la musica, credo che questo potrebbe aiutarmi. In mancanza della musica, quello che al cinema si chiama ritmo. Insomma, preoccuparmi da una parte della varietà e dall’altra dell’armonia. Nel cinema un film deve avere un’unità, un tono, uno stile. Per esempio, quei film americani della strada in cui si vedono sempre dei grattacieli, in cui si intuisce l’atmosfera calda, pesante, appiccicosa, di una certa New York. Dunque unità per tutto il film ma varietà fra le diverse parti. Inseguimento – gli innamorati – il riso, le lacrime, ecc. È a questo genere di ritmo che vorrei arrivare.

I pini intorno a me. Sono seduta col mio maglione blu come su una zattera in mezzo all’oceano di foglie putride inzuppate dal temporale della notte scorsa, con le gambe ripiegate sotto di me! Ho messo nella borsa il secondo volume di “Anna Karenina”, il diario di K.M. e un’arancia. I miei amici calabroni, insetti deliziosi, sembrano contenti di sé e il loro ronzio ha note gravi e profonde. Mi piacciono i toni bassi e gravi nelle voci e nella natura. Lo stridulo “cip cip” degli uccellini sui rami mi irrita… Tra poco cercherò di ritrovare quello stagno isolato”.

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