“Sempre sulle lapidi, a me basterà il mio nome, le due date che sole contano, e la qualifica di scrittore e partigiano” (Beppe Fenoglio, Alba, 1 marzo 1922 – Torino, 18 febbraio 1963).
Beppe Fenoglio, scrittore e partigiano, prosa tagliente e asciutta come un coltello, una vita consumata a spremere parole per raccontare una giovinezza dolce e violenta, tra appostamenti, colpi di fucile e amori.
Come ebbe a dire ItaloCalvino, le sue sulla lotta partigiana sono le sole parole che contano, pronunciate una sigaretta dopo l’altra, con tutta la durezza e la tenerezza della sua prosa, il suo stile irripetibile, così dentro la vita e a un passo dalla morte.
Quelli che seguono sono una serie di “estratti” della sua produzione troncata da una morte prematura, ma annunciata dal suo essere l’uomo del confine, l’uomo messo a guardia dell’ultimo metro di terra.
“Indugiarono un po’ a considerare le orme che i partiti avevano lasciato e poi mossero gli occhi intorno e in alto. C’era da restare accecati a voler fissare là dove il cielo d’un azzurro di maggio si saldava alla cresta delle colline, di tutto nude fuorché di neve cristallizzata. Una irresistibile attrazione veniva, col barbaglio, da quella linea: sembrava essere la frontiera del mondo, da lassù potersi fare un tuffo senza fine”.
Da “Un giorno di fuoco”
“Se si sfrega a lungo e fortemente le dita di una mano sul dorso dell’altra e poi si annusa la pelle, l’odore che si sente, quello è l’odore della morte. Carlo lo aveva imparato fin da piccolo, forse dai discorsi di sua madre con le altre donne del cortile, o più probabilmente in quelle adunate di ragazzini nelle notti estive, nel tempo che sta tra l’ultimo gioco e il primo lavoro”.
Da “L’odore della morte”, I ventitré giorni della città di Alba
“E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull’ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l’importante: che ne restasse sempre uno. Scattò il capo e acuì lo sguardo come a vedere più lontano e più profondo, la brama della città e la repugnanza delle colline l’afferrarono insieme e insieme lo squassarono, ma era come radicato per i piedi alle colline. – I’ll go on to the end. I’ll never give up”.
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