Orhan Pamuk: i romanzi sono seconde vite
L’arte del romanzo – perciò – si affida alla nostra capacità di credere simultaneamente a stati contraddittori […]. Il lettore ha l’impressione di trovarsi non tra le parole di un romanzo, bensì in piedi davanti a un quadro. Qui, la cura dello scrittore per il dettaglio visivo, e l’abilità del lettore nel visualizzare le parole trasformandole in un vasto paesaggio, sono decisive. Leggiamo anche romanzi che non si svolgono nel paesaggio, su campi di battaglia o nella natura, e sono inventati in una stanza, in atmosfere interiori soffocanti – La metamorfosi di Kafka è un buon esempio. Leggiamo queste storie come se stessimo osservando un paesaggio e, trasformandolo con l’occhio della mente in un quadro, ci abituiamo all’atmosfera della scena, ce ne lasciamo influenzare, anzi la esploriamo.
Il tuo post mi ha lasciato senza fiato. Cento romanzi, mille esempi vogliono venir fuori a darti ragione. “Gita al faro”, “Il mio nome è Rosso”, “Il mondo secondo Garp” sono i primi che sgomitando mi vengono alle labbra, ma soprattutto al cuore. Ciao