Patricia Highsmith: consigli per “tramare”

Patricia Highsmith (1921-1995) è stata la più grande giallista americana; i suoi libri, oltre a essere dei perfetti meccanismi per la suspense, sono tra gli esempi migliori di analisi psicologica dei personaggi e rappresentano un modello di scrittura ancora oggi inimitabile nel quale convivono una raffinata capacità di costruzione dei personaggi con un ritmo incalzante ed irresistibile. Dai suoi libri sono stati tratti alcuni importanti film, tra i quali “Delitto per delitto” di Alfred Hitchcock, “L’amico americano” di Wim Wenders e “Il talento di Mr Ripley” di Anthony Minghella.

Quello che pubblichiamo è un brano tratto da “Come si scrive un giallo”, nel quale la Highsmith illustra alcuni consigli per la costruzione di una trama efficace.

 

Io ritengo eccellente, per uno scrittore al debutto, fare una scaletta capitolo per capitolo – anche se gli appunti saranno brevi – perché i giovani scrittori tendono molto a divagare. Il punto iniziale per la scaletta di un capitolo dovrebbe essere chiedersi: “In che modo questo capitolo farà avanzare la storia?”. Se avete in mente per quel capitolo un’idea vaga, atmosferica, da prosa aulica, state bene in guardia: potrebbe essere saggio scartarla, se non si riesce a farla arrivare al sodo in un punto o due. Se però vi pare che l’idea che avete per un capitolo farà avanzare la storia, dovreste elencare i punti essenziali da trattare in quello stesso capitolo. A volte ce n’è uno solo: un personaggio diventa cieco e vuole nasconderlo, o è stata rubata una lettera importante. A volte ce ne sono tre. Elencarli su un pezzo di carta, a fianco della macchina da scrivere, farà sì che non ne trascuriate nessuno.

[…]

Il temperamento e il carattere dello scrittore si riflettono nel metodo che usa nel tramare: logico, illogico, pedestre, ispirato, imitativo, originale. Uno scrittore che imiti le mode del momento e sia logico e pedestre può garantirsi una buona sussistenza, perché queste imitazioni si vendono e non chiedono troppo, in senso emotivo. Di conseguenza la produzione di uno scrittore può essere due o dieci volte maggiore di quella di un autore originale, che non solo mette nella sua scrittura il sudore della fronte e del cuore, ma corre anche il rischio di vedersi rifiutare. Prima di cominciare a scrivere, vi conviene valutarvi. Siccome potete farlo da soli e in silenzio, non c’è bisogno di falso orgoglio.  Faccio qui questo commento perché riguarda il tramare.

Il ritmo

La decisione sul ritmo è parte del tramare e dell’effetto che si intende raggiungere. Non si deve tentare un ritmo velocissimo o lentissimo se, a scriverlo, ci si sente sforzati e innaturali. Alcuni libri sono scattanti fin dall’inizio, alcuni sono lenti fino alla fine, smorzano, analizzano ed elaborano i fatti. Alcuni cominciano lentamente, prendono velocità e alla fine corrono a perdifiato. Riuscite a immaginare a una storia di suspense scritta da Proust? Io si. La prosa sarebbe rilassata e complessa, l’azione magari no, e le motivazioni sarebbero analizzate a fondo. È impossibile cercare di regolamentare queste cose. Uno scrittore dovrebbe sistemare gli avvenimenti della sua storia nella successione più divertente e piacevole, e il giusto ritmo della prosa, lento, veloce o medio, verrà probabilmente da sé.

Sorprendere il lettore

I miei metodi di scrittura potrebbero fare impazzire una persona più logica. Ma capita spesso – anche a scrittori che hanno visto i loro libri chiaramente dall’inizio alla fine prima di cominciare – che a tre quarti della strada il libro cambi. Può dipendere dal fatto che un personaggio non si comporta secondo le vostre previsioni, scoperta questa che può essere buona o cattiva. Non condivido l’idea che sia sempre un bene avere un personaggio vitale, che agisce per conto suo. Dopo tutto, siete voi il padrone, e non volete che i vostri personaggi, per energici che siano, se ne vadano in giro da soli, oppure se ne stiano immobili.

Un personaggio recalcitrante può far cambiare rotta alla trama in una direzione migliore di quella a cui voi avevate pensato in partenza. Nessun libro, e forse nessun quadro, una volta terminato, è mai esattamente uguale alla prima immagine che ne avete avuto.  Sorprendere e stupire il lettore, e basta, è un trucco di bassa lega, soprattutto se avviene a spese della logica. Una mancanza di invenzione non può essere coperta con un fatto sensazionale e un abile prosa. Anche ricorrere all’ovvio è una specie di pigrizia, che non diverte, in realtà. L’ideale è una svolta inattesa degli avvenimenti, ragionevolmente coerente al carattere dei protagonisti. Forzate al massimo la crudeltà del lettore – il suo senso della logica è molto, molto elastico – ma non spezzatela. Scriverete così qualcosa di nuovo, di sorprendente e di divertente sia per voi che per il lettore.

 

Da “Come di scrive un giallo, teoria e pratica della suspense”, Minimum Fax

Da “Corso di scrittura creativa”: scrivere la trama

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