Francis Scott Fitzgerald non è stato soltanto il narratore privilegiato degli anni ruggenti americani: è stato l’artefice di una lingua che brilla come cristallo e taglia come lama. Nei suoi romanzi, e in particolare ne Il Grande Gatsby (1925), ha saputo trasformare la prosa in uno strumento di indagine psicologica, critica sociale e raffinata suggestione poetica.

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