Come nasce l’idea di un romanzo? Nasce prima il personaggio o prima la trama? Come rintracciare i “semi” di una storia? Ecco come il grande scrittore russo parla delle sue tormentose creazioni romanzesche in due lettere indirizzate al suo editore. I due romanzi in questione sono “Delitto e castigo” e “L’idiota”.
«Nel mio racconto c’è un’allusione all’idea che la punizione che viene imposta per legge al criminale per il suo delitto in realtà lo spaventa molto meno di quanto si immaginino i legislatori, giacché è lui stesso ad esigerla moralmente. Questo fatto io stesso ho potuto constatarlo perfino nelle persone meno evolute e nelle circostanze più volgari, ed ho voluto esprimerlo proprio in una persona coltivata, appartenente alla giovane generazione, affinché questa idea fosse visibile nel modo più chiaro e tangibile. Alcuni casi che si sono verificati proprio in questi ultimi tempi mi hanno convinto che l’argomento del mio racconto non ha nulla di eccentrico, e in particolare non presenta nulla di strano il fatto che l’assassino sia un giovane coltivato e perfino dotato di buone disposizioni naturali. L’anno scorso a Mosca mi hanno raccontato (ed è un fatto accertato) di uno studente che era stato espulso dall’università in seguito alla faccenda degli studenti di Mosca e che si risolse ad assalire un ufficio postale e a uccidere un postino. Inoltre nei nostri giornali si possono cogliere molti segni della straordinaria instabilità delle convinzioni attuali che induce a terribili delitti. (Quel seminarista che ha ucciso una ragazza in una rimessa con il consenso di lei e che è stato preso un’ora dopo il fatto mentre faceva colazione, e così via). Insomma io sono convinto che l’argomento del mio racconto è in certa misura confermato dalla realtà attuale».
15 settembre 1865
«Questa idea è di rappresentare una natura umana pienamente bella. Soltanto la mia attuale disperata situazione mi ha costretto ad aggrapparmi a questa idea non ancora interamente maturata. E così ho rischiato come quando si gioca alla roulette: “Forse chissà?, mi si svilupperà sotto la penna!” Ma questo è imperdonabile. Nelle sue grandi linee il piano è già formato. Per il futuro mi vedo balenare davanti ulteriori dettagli che mi affascinano e tengono vivo in me l’ardore creativo. Ma il complesso nel suo insieme? E il protagonista? Giacché il complesso a me riesce sempre in vita del protagonista. È appunto così che il piano si è organizzato. Io mi sento costretto a porre fin dall’inizio un’immagine. Ma si svilupperà quest’immagine sotto la penna? E s’immagini un po’ che razza di disastro è venuto fuori: è risultato che , oltre al protagonista, c’è anche una protagonista, e dunque il romanzo avrà DUE EROI. E oltre a questi due eroi ci sono ancora altri due personaggi assolutamente essenziali, e dunque anch’essi quasi protagonisti».
Ginevra, 31 dicembre 1867
Presumo che prima nasca l’idea e poi i personaggi che a loro volta sapranno oppure no sviluppare l’idea iniziale; il bello è scoprire, scriven facendo…, che da quel primo pensiero ne scaturiscono altri, forse ancor più importanti; complici della metamorfosi son proprio quei personaggi inventati, creati, resi vivi fra le pagine di ciò che si scrive. Scrivere è una delle cose più belle del mondo, uno dei doni più grandi…è una chiamata alla quale non si può non rispondere.